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OSSOLA- 08-06-2025-- Nel cuore delle Alpi Lepontine, tra le praterie d'altitudine dell’Ossola, il mese di maggio ha visto svolgersi il tradizionale monitoraggio primaverile della popolazione di fagiano di monte all’interno delle aree protette dell’Alpe Devero e dell’Alpe Veglia. Un lavoro prezioso e silenzioso, reso possibile grazie all’impegno di 25 volontari tra cacciatori, civilisti, tecnici e appassionati di fauna alpina che ogni anno affiancano con dedizione l’ente gestore.

I risultati raccolti quest’anno restituiscono un quadro articolato, con dati incoraggianti da un lato e segnali più preoccupanti dall’altro. All’Alpe Devero, i rilevatori hanno contato 113 maschi e 12 femmine, numeri che confermano una densità tra le più alte mai registrate negli ultimi trent’anni: 7,4 maschi per chilometro quadrato. Un valore che, pur segnando un lieve calo rispetto al 2024, si mantiene su livelli eccezionali.

Scenario ben diverso all’Alpe Veglia, dove sono stati censiti solo 22 maschi e 4 femmine, per una densità di 2,7 maschi per chilometro quadrato: uno dei valori più bassi dell’intera serie storica. Un divario che sorprende, considerando che per anni le due popolazioni avevano mostrato andamenti paralleli. Il cambiamento si è manifestato negli ultimi tre anni, con un netto incremento a Devero che non ha avuto corrispettivo a Veglia. Le cause di questa divergenza rimangono al momento ignote e rappresentano un interessante spunto per futuri studi.

Complice il maltempo, non è stato possibile completare il monitoraggio previsto in alta Valle Antrona, dove il conteggio primaverile è stato rinviato.

Dal 2014, anno in cui la caccia al fagiano di monte è stata vietata nell’area contigua dell’Alpe Devero, si è assistito a un graduale miglioramento della consistenza faunistica locale. Il recente balzo in avanti della popolazione a Devero potrebbe quindi essere anche il risultato di una protezione più efficace, anche se è troppo presto per trarre conclusioni definitive.

In ogni caso, l’attività di monitoraggio resta uno strumento fondamentale per comprendere e tutelare la biodiversità alpina, un patrimonio che vive e resiste anche grazie al lavoro spesso invisibile di chi ama davvero la montagna.